PAESTUM

Fondata dai greci intorno al 600 a.C., si chiamava inizialmente Poseidonia, da Poseidone, o Nettuno, dio del mare, al quale la città era stata dedicata. Tra il 400 e il 273 avanti fu occupata dalla popolazione italica dei lucani. Nel 273 divenne colonia romana col nome di Paestum. Ma è indubbio che la fondazione della città fosse preceduta dall'impianto di una fattoria commerciale sulla sponda sinistra e presso la foce del fiume Silaros e che le condizioni malariche del terreno indussero poi i primitivi coloni a spostare il centro abitato verso oriente, su un banco calcareo leggermente rialzato sulla pianura e sul litorale, lungo il corso di un'altro fiume minore (fiume Salso o Capofiume). Dall'impianto primitivo sul Silaros sviluppò il porto marittimo e fluviale della città e presso di esso sorse il Tempio di Era Argiva, che diventò presto uno dei più grandi e venerati santuari dell'Italia antica: circa 50 stadi separavano la città dallo Heraion e dal suo emporio sul fiume. La fine dell’Impero Romano coincise grosso modo con la fine della città. Verso il 500 a.C., infatti, in seguito ad un’epidemia di malaria, aggravata dall’insalubrità del territorio, gli abitanti gradualmente abbandonarono la città. La riscoperta di Paestum risale al 1762, quando fu costruita la strada moderna che l’attraversa tuttora.


Il Tempio di Hera (550 - 450 a.C.)

Più noto come Basilica, dal nome che gli dettero gli eruditi del settecento per la quasi totale sparizione dei muri della cella, del frontone e della trabeazione.

E' in realtà dedicato ad Hera, sposa di Zeus e principale divinità di Poseidonia.

E' un Periptero con nove colonne sui fronti e diciotto sui lati (m. 24,35x54),la cella ha ben conservato il pronao, in corrispondenza del numero dispari delle colonne sul fronte ed è dipartita da un colonnato centrale, in parte conservato e destinato a sostenere il culmine del tetto. Sul retro della cella è l'adyton, ambiente inaccessibile ai fedeli a sede del tesoro del tempio.

Singolare particolarità, fra tutti i monumenti dell'architettura dorica, offre qui e nel tempio di Cerere il collarino del capitello decorato di foglie baccellate e talvolta contornate sulla curva dell'echino da una fascia di fiori di loto e di rosette. Negli scavi del 1912 si raccolsero molti elementi della decorazione fittile.

Il coronamento del tempio era in terracotta dipinta con finte grondaie a testa di leone e terminava con antefisse a forma di palmetta.


Il Tempio di Nettuno o Poseidone (metà del V sec a.C.)

Viene considerato come l'esempio più perfetto dell'architettura dorica templare in Italia e in Grecia.

L'attribuzione a Nettuno si deve agli eruditi del '700 che ritennero l'edificio costruito in onore del dio Poseidon-Nettuno che dà nome alla città. Studi recenti lo attribuiscono invece ad Apollo, nella sua veste di medico.

Sorge su di un basamento a tre gradini su cui si imposta un colonnato di 6x14 colonne dorico (m. 24,14x59,88).

La pianta si compone di tre ambienti, di cui quello centrale, la cella (m. 3,30), sede della statua di culto e composta di pronao, naos e pistodomo, ha il naos diviso in tre navate da due file di colonne a doppio ordine, su cui venivano a poggiare le capriate del tetto.

A est del tempio è l'altare, conservato solo nelle fondazioni. Nel I sec. a.C. un nuovo altare viene costruito più vicino alla fronte est, segno della vitalità del culto anche presso i Romani.


Terme

A nord-ovest del Santuario meridionale ed immediatamente a nord delle botteghe in prossimità del Foro, si sviluppa un impianto termale pubblico che occupa un'area originariamente parte integrante del santuario meridionale. La struttura è in opera mista, con impiego di blocchetti e di pietre alternati a corsi di mattoni uniti da malta e forse rivestiti di lastre marmoree. Presso l'ingresso è lo spogliatoio (apodyterium), mentre le stanze centrali sono quelle per i bagni freddi (frigidarium), tiepidi (tepidarium), caldi (caldarium). Lungo le pareti sono ancora visibili i resti dei tubi di terracotta, mentre sotto il pavimento di marmo sono riconoscibili i pilastrini in mattoni (suspensurae) che servivano a far circolare negli ambienti aria calda prodotta da una piccola camera di combustione (praefurnium). Il complesso è databile ad età imperiale: un'iscrizione di un nobile esponente di una famiglia pestana, Marco Tullio Cicerone Venneiano, permette di datare la costruzione dell'impianto termale alla prima metà del III secolo d.C. A distanza di una generazione l'edificio venne devastato da un incendio e risistemato a spese del figlio omonimo del costruttore delle terme.


Il Tempio di Cerere o Atena (500 a.C.)

Costruito circa cinquant'anni prima del Tempio di Nettuno e 50 anni dopo quello di Hera ha delle particolarità che lo distingue dagli altri due templi e lo rendono uno dei più interessanti dell'architettura greca. Il frontone alto rende questo Tempio unico; il fregio dorico composto di larghi blocchi di calcare è anch'esso di tipo unico. La pianta interna, più semplice di quella degli altri due templi era composta dal pronaos e dalla cella nella quale non ci sono tracce della camera del tesoro (adyton).

Il pronaos aveva otto colonne con capitelli ionici, quattro sul fronte e due su ciascun lato. Delle colonne ioniche del pronaos si vedono solamente le basi e due capitelli ( i più antichi in stile ionico rinvenuti in Italia) sono custoditi nel vicino Museo Archeologico.

Il ritovamento di numerose statuette in terracotta (ex voto) raffiguranti Atena nelle stipi votive prova che il Tempio non era dedicato a Cerere ma alla dea della saggezza e delle arti Atena. Infatti il tempio sorge sulla parte più alta della città, luogo dove sono sempre stati eretti i templi in onore di Atena nelle città greche.